martedì 11 novembre 2008

Sveglia alle 4:00

Alle 4:30 arriva a prenderci il minibus davanti all'ostello, direzione Geysers del Tatio ("il vecchio che piange").

La guida (gran bel figliolo, va detto) ci consiglia di cercare di dormire, per permettere al corpo di abituarsi il piú dolcemente possibile al dislivello (circa 2000 metri in due ore, considerando che a San Pedro siamo giá a 2400 metri di altitudine).
Provo a rilassarmi, conto le pecorelle, faccio esercizi di meditazione zen, niente da fare: sono talmente eccitata e nervosa che mi sento sveglissima.
Ho gli occhi chiusi, ma ogni tanto non posso fare a meno di sbirciare il paesaggio fuori. E quando vedo il profilo scuro delle montagne, sotto un cielo nero pece perforato da milioni di pallottole dorate, é la fine: adesso non potrei dormire nemmeno se mi iniettassero una pera di sonnifero.
Presto si iniziano a sentire gli effetti dell'altitudine: l'ossigeno é sempre piú rarefatto, si fa un po' fatica a respirare e un anello sottile si stringe intorno alla testa.
Tam, ti ricordi le mosche di Pian di Maia? Ecco, é cosí che mi sento: stordita.
Eppure sto benissimo: il mio corpo sará pure carne debole, ma il mio senso della meraviglia é enorme, ed é lui che comanda.

I Geyser, sotto la luce del sole che piano piano si affaccia dietro le montagne, sembrano tanti comignoli che sputano il fumo di immaginari camini, davanti ai quali qualcuno si sta scaldando le mani congelate, da qualche parte là sotto.
Ed effettivamente fa un freddo assassino: otto gradi sotto zero.

Mi sento una bambina che sta scoprendo qualcosa di nuovo del mondo, a cui ancora non sa dare un nome.
Sono contenta di essere qui con Luz, ed é strano pensare che tra un paio di settimane lei tornerá a casa e io seguiró da sola.
Anche se sono sicura che davvero sola non saró mai.
Ma é che a volte ti capita di assistere a cose che ti spalancano i sensi, che si fanno strada nelle tue vene e nella tua pancia, cosí forte che hai il bisogno di condividerle con qualcuno "del tuo branco", stringere la tua mano attorno al suo braccio, scambiarsi uno sguardo silenzioso. Semplicemente, essere insieme.

Nel giro di quattro ore passiamo dal freezer al forno, come in ogni deserto che si rispetti.
Se sommiamo lo sbalzo di temperatura all'altitudine e alle poche ore di sonno, le condizioni avverse per il mio giovine corpo diventano troppe: arrivo all'ostello strisciando. Non ho nemmeno la forza di salutare con un abbraccio il nostro bel pezzo di guida, il mio bisogno urgente e primario é: OMBRA.

É passato un altro giorno, il secondo in San Pedro. E mi sembra di essere in viaggio da un mese.
Ho definitivamente perso la cognizione del tempo.




Non capita tutti i giorni di fare il bagno in una piscina naturale di acqua calda a 4300 metri, no?

Qui ci siamo fermati a mangiare empanadas di formaggio, mmmh...


Laguna e fenicotteri sulla strada del ritorno.

1 commento:

Pié ha detto...

Castronno 15/11
Ciaoooo!! Bella viggiatrice come stai? Queste foto si commentano da sole.. Ti penso sempre e parlo di te a tutti quelli che ti conoscono!! Cosa stai facendo oggi? Dove sei? Devi salurami tnto Luz.. Un bacione i miei pensieri sono per te un bacione Piera.

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