martedì 7 giugno 2011

Da Zero.

e qualcosa mi dice, in fondo, che siamo molto simili, a volte spaventosamente uguali, al punto che forse, in qualche modo, siamo la stessa persona. sarà per questo che hai deciso di cambiare strada: ci sono troppe cose in me che non tolleri di te stesso e non sopporti di vedertele rinfacciare, riflesse nei miei gesti. anch'io spesso mi sorprendo e rabbrividisco nell'intuire me stessa guardandoti, e sono arrivata addirittura al punto di confonderti con me, di confondere questo sentirmi costantemente sotto accusa: non so più se sei tu ad accusarmi, o se sono io stessa. (più probabilmente io stessa, perché a te, semplicemente, non interessa più).
è come quando da bambina facevo la pipí a letto e mi svegliavo in piena notte, tremante di senso di colpa, e in silenzio andavo in bagno e mi lavavo, cambiavo il pigiama e le lenzuola e mettevo tutto nella cesta dei panni sporchi, sperando ingenuamente che mamma non se ne accorgesse.
il tentativo perenne e faticoso di non deluderti ancora (o non deludermi? a questo punto non so più rispondere), la cura ossessiva delle mie azioni e la certezza, nonostante tutto, che farò, dirò o penserò qualcosa di sbagliato.
come stasera che ha piovuto: l'avevo immaginato vedendo il cielo bianco del mattino, uscendo di casa avevo lasciato la bicicletta e avevo persino messo l'ombrello in borsa -un gesto tutt'altro che naturale in me, segno di estrema consapevolezza di quello che stavo facendo- ma alla fine sono tornata comunque con i piedi completamente bagnati.
ecco dove sta il punto. ci sono cose che non si possono evitare. alcune, molte. che succedono, che io lo voglia o no. che io analizzi, che io rifletta, che io mi vivisezioni non escluderà che succedano lo stesso. il fatto di non poterle impedire non fa di me una persona peggiore. eppure lo so, sono incapace di accettare il mio limite umano. perché è proprio lì dove vedo il tuo dito puntato, senza pietà. ed è il mio dito in realtà, quello che vedo, quello che mi schiaccia, quello che ammacca il mio volermi bene. è il mio dito che appare attraverso di te.
ormai sono stremata. e sono cosciente ora come non mai che per difendermi, per salvarmi, ho il bisogno urgente, animale, di allontanarmi da te (da me) (dalla me che c'è in te), di chiudere il capitolo, di dichiarare l'ennesimo fallimento, di dedicarmi a raccogliere i pezzi sparsi sul pavimento
e cominciare pian piano a ricostruirmi,
ancora una volta
da zero.