lunedì 21 gennaio 2013

Da "I Diari di Barcellona" (gennaio 2008): Ai miei Amori.


Dei giorni a seguire ricordo il doloroso bisogno di averti ancora con me, dentro di me, tra le mie gambe.

E invece tu non c’eri, non c’era niente, svanito nel nulla, tutto.
Avrei dimenticato, poi, col tempo, ma ricordo il pensiero insopportabile che non riuscivo a scacciare: non è giusto.

Avrei dimenticato, poi. Col tempo.

Per il tuo accento. Perché eri malvagio.
Per quegli occhi bugiardi, per i miei occhi che baciavi.
Per i miei sguardi che ti frugavano l'anima. Per le tue parole evasive.
Per la mia bicicletta e le mie gonne corte, per le mie gambe nude sotto le tue mani.

Perché eri malvagio.

Perché ci avevamo creduto, ci eravamo immaginati insieme, ci avevamo provato. Perché abbiamo fallito, perché ci siamo feriti. Ci siamo amati, ci siamo fatti del male.
Ci siamo assassinati. Perché era amore vero. Perché non lo era.

Perché io ero cattiva. Perché tu eri malvagio. Per il tuo accento. Per il tuo accento.

Per il taxi che presi alle sei del mattino per correre da te, perché imploravo il tassista, per favore più veloce, mi porti da lui, sono innamorata!
Per il suo sguardo ironico, paterno: nena, non ti preoccupare, tre minuti e arriviamo.

Perché abbiamo solo dormito abbracciati. Perchè ci siamo spogliati e sbranati come bestie selvatiche.
Perché ti ho chiamato, ubriaca, ti voglio vedere, perché non arrivavi.

Per il tuo accento, perché ero cattiva.
Perché eri malvagio.

Perché ridevamo fino a lasciarci il fiato, perchè mi hai fatto piangere, perchè l’ho fatto anch’io.
Perché ci credevamo, perché non ci abbiamo sperato. Perché non importava.

Perché avrei dato tutto per essere chiusa tra quelle braccia.
Perché mi sei sfuggito.
Perché non mi sono fatta trovare.
Perché ci siamo presi e ci siamo persi.

Perché eri malvagio. Per il tuo accento. Per il tuo accento.

Per come facevamo l’amore, per come abbiamo fatto sesso. Per come ci siamo sentiti ridicoli quando non ci siamo riusciti.
Per le carezze sulla schiena, per il tuo sedere morbido, per la mia pancia bianca.
Per il tuo tatuaggio sotto il braccio. Per come prendevi in giro il mio.

Perché ci siamo presi e ci siamo persi, ci siamo trovati ci siamo afferrati ci siamo lasciati ci siamo cercati ci siamo sfuggiti ci siamo rifiutati ci siamo rinnegati. Perché ci siamo voluti bene, perché ci siamo massacrati.

Per il libro che mi hai letto, per le parole che ti ho regalato. Per il vino, per la notte, per il jazz. Per il vino.
Per i tuoi occhi bugiardi, perchè eri malvagio. Perché ero cattiva.
Per il tuo accento.
Per la tua bocca, ovunque la tua bocca. Per le mie urla.
E la tua bocca, ovunque.

Avrei dimenticato, poi, con il tempo. Sono una creatura fragile e ho bisogno di proteggermi dal dolore, dimenticando.
E avrei dimenticato, poi. Ma ricordo intatta quella sensazione: non è giusto.

Per il tuo amore, per la mia rabbia, per la nostra età, per il tuo Paese, per i miei capricci, per i miei segreti, per le tue bugie, per il tuo corpo, dentro il mio. Dentro il mio.

Per il tuo corpo dentro il mio.

Per il tuo accento. Perché eri malvagio. Perché ero cattiva.
Per il tuo accento.

Per tutte queste cose ti ho amato.

 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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vali ha detto...

sono senza parole... stupendo Pò

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