martedì 12 gennaio 2010

Facto Delafé, no.

È vero, come minimo Love of Lesbian e Astrud li ho scoperti grazie a te.
The Hives, invece, giá li conoscevo, ma è indubbio che dopo averne parlato ho iniziato ad ascoltarli con piú attenzione.
Seguivo con interesse i tuoi consigli musicali, che non erano esattamente consigli. In fatto di musica o di qualsiasi altro argomento, non ti sei mai eretto sul piedistallo del Sotuttoio, semplicemente buttavi lí la tua idea. Che poi si rivelava immancabilmente acuta, ingegnosa, di una sublime sottilezza.

Ma Facto Delafé, no.

Avevo ascoltato e per un breve momento amato Facto Delafé molto prima di conoscerti. Due anni prima, credo, quando sull’onda emozionale di una canzone ascoltata per caso avevo comprato la discografia intera (due CD). (sí, io sono uno di quegli animali rari che ancora comprano i CD, quando credono che l’artista ne valga la pena).
Invece, quasi subito ne ero rimasta delusa: esclusa qualche incontrastata perla, tutte le canzoni sembravano uguali. E avevo archiviato il caso, lasciando i CD a prendere polvere sullo scaffale.

Due anni dopo, in un’altra dimensione, in un’altra vita, parlando di tutt’altro, ti avevo sentito pronunciare un “perchè quando sono andato a vedere Facto Delafé...” e ti avevo interrotto, sbalordita, con una risata cinico-ironica (questo grande dono che avevamo in comune): “Maccome, Facto Delafé y las Flores Azules!? Come puó Lei ascoltare ció, mio Signore il Critico Musicale?!?”
E tu, un po’ sorpreso, avevi risposto con un mezzo sorriso timido e un’alzata di spalle: “Ah sí? Beh... Ma a me piacciono.” Con questa tua disarmante sicurezza, cosí naturale, cosí semplice, cosí virile. Lontana anni luce dall’arroganza.

Tu che fai la parte di te stesso, tu che stai comodo nei tuoi panni. Consapevole di non essere perfetto, e senza provare ad esserlo, tu che ti accetti senza boria e senza vergogna, senza nemmeno porti il problema, come fossi un dono.
Tu, nè piú nè meno.

La tua sicurezza naturale, senza affettazione, senza spavalderia. Senza artefazione. Come quella di un uomo primitivo, di un animale. Credo che fosse esattamente questa tua qualitá cosí pura e potente, cosí difficile da incontrare nelle persone, di cui io stessa non ho esperienza, ció che mi faceva pendere dalle tue labbra, che mi teneva soggiogata tanto da iniziare a chiedermi fino a che punto fosse lecito, fino a che punto non fosse pericoloso.

Giá conoscevo Facto Delafé, dunque.
Eppure adesso quei CD pieni di polvere sono inspiegabilmente impregnati del tuo ricordo, e ogni volta che ne ascolto per caso anche solo un frammento, la Nostalgia mi avvolge stretta e morbida come un cappotto di lana.


Succederá tra dieci anni.
Sará un sabato mattina di primavera, e starai guidando, in viaggio verso la Costa Brava, per un fine settimana di sole buono, relax e famiglia.
Sarai felice. L’autoradio passerá una canzone che non conosci, e incuriosito inizierai a prestare attenzione. Ti piacerá molto, e aspetterai che finisca con la speranza che lo speaker annunci il titolo, o per lo meno il nome del cantante.
E succederá: sgranerai gli occhi per la sorpresa allo scoprire che la canzone è dei Manel, l’unico gruppo che ti avevo convinto ad ascoltare, e che avevi definito noioso e patetico.

Allora guarderai accanto a te, tua moglie con il capo beatamente reclinato sul poggiatesta, gli occhi socchiusi, che si lascia accarezzare dal sole, e nello specchietto retrovisore, i tuoi figli ormai adolescenti, profondamente addormentati.

E finalmente, sorridendo, ti chiederai che fine ho fatto.


(Soundtrack: Joan Miquel Oliver, Ryanair)

...


(Lo siento, no lo puedo traducir al castellano. No me sale. Hay cosas que se pueden expresar solo en un idioma).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

nena, no hay nada como lo platónico eh, hay que joderse...

Paola B. ha detto...

ajo y agua!

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