sabato 10 gennaio 2009

La Natura vince.

Al passare la frontiera tra Uruguay e Brasile succede un fenomeno al quale ancora non so dare una spiegazione: come se la Natura conoscesse i confini politici arbitrariamente imposti dall'uomo, il paesaggio arido e brullo diventa immediatamente lussureggiante e prorompente.

La sensazione che ti pervade, in Brasile, è che la Natura vince sopra ogni cosa.
Dall'alto del Morro di Corcovado, dove il Cristo Redentore apre le sue braccia sopra il popolo carioca, ammiravo la cittá di Rio de Janeiro, cosí grande, cosí urbanizzata, eppure cosí succube della Natura circostante, cosí schiava di essa. È come se l'uomo dovesse chiedere permesso alla foresta per vivere accanto ad essa, sottostare alle sue leggi. Nonostante lo sforzo costante e immane per farla sua, per prostrarla ai suoi piedi, è Lei a regnare sovrana, sempre.

Lo stesso, e in misura ancora maggiore, succede lontano dalle grandi cittá.
Ieri, con alcune persone conosciute in ostello, abbiamo noleggiato una barca da pesca e abbiamo passato la giornata da un isolotto all'altro, nella paradisiaca baia di Paraty. L'aria era fresca, limpida, il sole caldo e brillante: un giorno perfetto.
Eppure pochi minuti dopo il nostro rientro ha iniziato a piovere, e ha piovuto per ore senza interruzioni, una pioggia spessa e densa, abbondante, cattiva. Il fiume è straripato durante la notte e ha preso possesso del villaggio. La piú grande inondazione negli ultimi vent'anni, dicono. Alcune persone hanno perso la vita.

Stamattina sono uscita a passeggiare ignara di tutto, e mi sono improvvisamente ritrovata in una distesa di fango attraverso la quale era quasi impossibile camminare. L'oceano era una coperta spessa di lana marrone, le montagne orgogliosamente rigogliose erano inghiottite, assorbite da uno strato spugnoso di nuvole nere.
Le nuvole in Sudamerica sono diverse. Il cielo sembra essere stratificato in piú livelli paralleli e sovrapposti, e le nuvole acquistano una consistenza solida, gommosa. Multidimensionale. Come pesanti materassi di piume d'oca appesi all'infinito grazie a fili di nylon trasparente.

Tutto era calmo. Nessuno avrebbe indovinato ció che era accaduto, se non fosse per il fango che copriva ogni cosa, per le barche ribaltate lungo l'argine del fiume, per le macchine affogate nell'acqua.
La Natura vince su tutto. Vince sull'ingenua aspirazione dell'uomo a possederla. La Natura lascia che l'uomo faccia i suoi disastri e aspetta silenziosamente, padrona di una calma millenaria, fino a quando improvvisamente decide che è il momento di far sentire la sua opinione. Si sveglia, prende forza, ristabilisce con violenza l'ordine delle cose, rilascia il suo grido rabbioso, miete le sue vittime senza alcuna pietá, e quando è soddisfatta e piena torna alla sua forma originale, quieta, gentile, accogliente. Come se niente fosse successo.

E un sole tiepido, nel pomeriggio, è apparso timidamente a chiedere scusa.

1 commento:

dora ha detto...

mi fai godere di gioia quando scrivi cosi po!!!!!!

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